Uno dei primi nomi a spiccare sul palcoscenico del jazz fu quello di Duke Ellington che, tra gli anni Venti e Settanta, dimostrò di essere uno dei più attivi, creativi e talentuosi artisti americani.
In quel periodo, il jazz ha cambiato faccia e stile di continuo; Ellington ne ha preso nota ma sempre mantenendo la propria originalità.
Il suo strumento era il pianoforte ma, come dichiarato spesso da Duke, il suo punto di forza era l’orchestra al suo fianco e l’organizzazione. Il compositore statunitense ha scritto canzoni di ogni tipo, dai concerti ironici alle melodie sacre, lasciando sempre il segno e influenzando per sempre il jazz.
Completamente diversa ma altrettanto importante fu la brevissima carriera di Charlie Parker. In soli tre anni, dal ’45 al ’48, Parker riuscì a rimodellare il jazz con le sue capacità tecniche al sassofono considerate sovrumane anche dai colleghi più capaci.
Le sue improvvisazioni riuscivano a narrare il dolore della repressione razziale dell’epoca mescolate alla gioia di vivere e di fare musica.
Il suo jazz prese il nome di Bebop e fu spinto anche dall’aiuto di musicisti di alto livello come Dizzy Gillespie e Bud Powell.